NAD – Linee Guida e Lettera del Vescovo 2015 – 2016

LINEE GUIDA

NUOVO ASSETTO della DIOCESI (NAD)

 24 GIUGNO 2012

 

LOCANDINA

Lettera Pastorale

ABBI CURA DI LUI

2015-2016

 

 

SCARICA:

Lettera Pastorale 2015 – 2016 FORMATO .PDF

 

 

Prima parte • ABBIAMO BISOGNO DI MISERICORDIA

“Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. E’ fonte di gioia, di serenità, di pace, è condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della Santissima Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro (…). Misericordia è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato” (MV 2). Bisogno, questo, che si fa più urgente, in un tempo segnato spesso da un “passare oltre” (Lc 10, 31), davanti alla miseria, materiale e morale, di tanti. “Abbi cura di Lui” è la sollecitazione che ci seguirà per l’anno della Misericordia. È l’invito che il Buon Samaritano fa all’albergatore, ma può essere anche inteso come il mandato di Dio Padre Misericordioso al Figlio nei confronti dell’umanità, come pure indica l’atteggiamento che il Figlio chiede al credente verso il prossimo e, a cerchi concentrici, verso tutti. “La cura esercitata secondo lo stile di Gesù è una coordinata imprescindibile dell’essere uomo come lui” (“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo – Una traccia per il cammino verso il V Convegno Ecclesiale Nazionale pag 38). “ Abbi cura di lui” risuona in casa, nella comunità cristiana, tra i suoi membri, nel presbiterio, così come nella società civile, verso chi, profugo, viene da lontano, e verso chi ci abita accanto. E’ appello a custodire la vita di ogni persona e la nostra casa comune. (cfr. Laudato si’ 70 e 232). Fondamento e radice di tutto è la Misericordia di Dio. Essa testimonia la passione di amore di Dio verso l’umanità, è il perdono ricevuto in dono e rinnovato, indica la solidarietà che si fa carico dell’altro, specialmente se bisognoso.

Il termine “ misericordia” deve essere compreso bene. Oggi non gli si attribuisce il giusto valore. La stessa riflessione teologica sembra averlo poco trattato e molte volte è frainteso. Nel nostro attuale contesto la misericordia viene spesso considerata come realtà esterna alla persona, concessa dall’alto in una forma paternalista che tende a tenere il destinatario nella condizione di minorità e non lo aiuta a crescere nella propria responsabilità. Viene spesso confusa con un buonismo che rischia di non rispettare la dignità della persona, i suoi diritti, quasi fosse disgiunta, se non contrapposta alla giustizia. Sfugge a molti nostri contemporanei che “giustizia e misericordia sono due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente fino a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore” (MV 20). Il primo pellegrinaggio che dobbiamo compiere è ritornare alla Parola di Dio, per conoscere i termini con cui la Misericordia viene indicata. (cfr. Nota 52 DM)

Rahamim

Il termine rahamin evoca fisicamente le viscere, specie le viscere materne e sottolinea la misericordia come atteggiamento fondamentale di Dio, la sua tenerezza, la sua compassione, che si lascia commuovere, toccare fin nelle viscere. A questa misericordia Davide si affid a pe r aver e i l perdono dei suoi peccati: “ Pietà di me o Dio nel tuo amore, nella tua misericordia cancella la mia ini- quità” (Sal 50,1). La Misericordia non resta solo un sentimento, ma si traduce in azione: in compassione nei confronti di una situazione tragica ( «si ricordò della sua alleanza con noi si ricordò del suo grande amore» Sal 106,45) o nel perdono delle offese («Signore la vergogna a noi e ai nostri re, ai nostri principi e ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te; al Signore Dio nostro la misericordia e il perdono perché ci siamo ribellato contro di lui» Dan 9,9). Il termine greco corrispondente, designa anche l’utero materno e da esso deriva il verbo che noi traduciamo con “commuoversi, provare compassione, lasciarsi intenerire”. Il Nuovo Testamento lo applica a Gesù che si commuove, ad esempio, davanti alle folle “stanche e sfinite” (cfr Mt 9,36 ; Mc 6,34) o davanti alla vedova di Nain (Lc 7,15.)

Hesed

Il secondo termine è hesed . E’ variamente tradotto con bontà, amore, fedeltà, misericordia, come richiama il ritornello del salmo 135, citato nella bolla papale: “perché eterna è la sua misericordia”. Misericordia che attraversa il tempo e lo spazio e rende la storia dell’umanità una storia di salvezza. Tutte le opere di Dio, evocate dal salmista nell’ambito della creazione e della storia, trovano nell’amore del Signore la loro sorgente e la loro motivazione; sono espressioni della passione di Dio per l’umanità. La stessa bontà del Signore motiva la lode incessante, l’azione di grazie per la sua misericordia. Secondo l’Antico Testamento la misericordia appartiene al DNA di Dio. Questo atteggiamento è il contrario della insensibilità, della indifferenza ed anche della reazione semplicemente emotiva e superficiale. Indica piuttosto un amore fedele, che si fa “patto”, “alleanza liberamente assunta con l’uomo” (“Salomone disse: Signore Dio d’Israele non c’è un Dio come te, né lassù nei cieli, né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l’alleanza e la misericordia con i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il cuore” 1 Re 8,23). Rappresenta l’aiuto misericordioso che Dio unilateralmente offre e che l’uomo non può pretendere, ma attende fiducioso da Lui. A maggior ragione, l’uomo infedele non può avanzare diritti verso l’ hesed di Dio, che assume i caratteri del perdono e si manifesta come amore più forte del peccato. Così rivela, in una mirabile sintesi, la proclamazione di Esodo 34,6: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione….”. Dio si mantiene fedele alle promesse nonostante l’infedeltà dell’uomo che, pertanto, può sperare in una liberazione futura, escatologica: «anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, nè vacillerebbe la mia alleanza di pace; dice il Signore che ti usa misericordia» (Is 54,10). Fedeltà al patto che, in Dio, è fedeltà a se stesso.

Domandiamoci:

Nella Bibbia “misericordia” compare 365 volte, quanti sono i giorni dell’anno.

Possiamo dire che ogni giorno il Padre ci dona la sua Misericordia: ci ama tenacemente come una mamma, è fedele al suo amore sempre.

Nasce in noi la gratitudine e la pace?

Nasce l’impegno ad essere misericordiosi e a guardare con gli occhi di Dio le persone che incontriamo ogni giorno: i miei familiari , i colleghi di studio o di lavoro?

Se gioisco, la misericordia mi porta a cercare la gioia degli altri, se soffro la misericordia mi porta a condividere la sofferenza degli altri, ad essere solidale e a chiedere anche aiuto, sollecitando sentimenti e azioni di misericordia?

Della Misericordia di Dio è piena la terra

Gli autori sacri ci danno una “trepidante immagine dell’amore di Dio che, a contatto con il male e in particolare con il peccato dell’uomo e del popolo, si manifesta come misericordia” (DM n 52). Quasi in dissolvenza si profila l’immagine materna e sposale: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49,15). “Bene amata”: questo il nome nuovo, annunciato dal profeta Osea (Os. 2,3) a colei che il Signore stesso sposa, perché a lei sarà usata misericordia (cfr. DM4). L’amore di Dio, che comprendiamo e raffiguriam o co n immagini, trascende però ogni modello umano, perché infinito e indefettibile. La misericordia di Dio si effonde su tutte le creature già nell’atto della Creazione ( Laudato si’ 76). I Salmi celebrano ripetutamente la grandezza di Dio Creatore e la sua misericordia (cfr Sal 103; 145) . “Hai compassione di tutti, perché tutto puoi… Tu infatti ami le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato, se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile é in tutte le cose” ( Sap 11, 2312,1). Proprio perché tutto il mondo è opera di Dio, Egli riveste della sua misericordia ogni cosa: “dell’amore del Signore è piena la terra” (Sal 33,5). In particolare la riversa sull’uomo: “la misericordia del Signore riguarda ogni essere vivente” (Sir 18,12). La sua misericordia è per ogni creatura; è universale e non ammette confini, né barriere, come annuncia il libro di Giona. Essa si esprime verso l’umanità intera e in particolare verso il popolo eletto . Se la sua misericordia si espande su tutti i popoli, essa assume valore specifico per Israele con il quale Dio ha voluto unirsi con il patto dell’elezione. Questo amore è visto quasi come un obbligo, in forza della parola giurata alla quale non intende venire meno. Lo troviamo in particolare nell’ Esodo e nella alleanza sul Sinai . Anche le dieci parole, i comandamenti, sono segno della sua Misericordia (Es Dt). Israele manterrà sempre viva la coscienza di aver sperimentato in modo singolarissimo la misericordia di Dio nei momenti tragici dell’esodo fino all’ingresso nella terra promessa. Il tema della misericordia di Dio è ripreso dai profeti , che lo comunicano in forme affettive. “Ti ho amato di amore eterno; per questo ti conservo ancora pietà” (Ger 31,3). E’ un amore che supera addirittura la sfera genitoriale del padre e della madre per configurarsi nella sfera sponsale (cfr Cantico dei Cantici), che presenta in toni crescenti il carattere della gratuità e dell’intensità dell’amore. E’ Osea che ci propone questo tema nel corso di tutto il suo libro. L’immagine del marito tradito e comunque innamorato della moglie adultera e prostituta è segno dell’amore misericordioso di Dio per il suo popolo. La sua azione porta di nuovo ad una riunificazione nella quale la moglie chiamerà ancora il suo uomo “Marito Mio” e allora il Signore dirà: “io ti unirò a me nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore; ti unirò a me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore” (Os 2,21-22). Queste immagini nuziali le troviamo pure in Geremia ed in Ezechiele, assumendo con Isaia il tono della consolazione per gli esiliati che tornano dalla terra straniera. “Tuo sposo è il tuo creatore… la donna sposata in gioventù viene forse ripudiata? dice il tuo Dio. Solo per un breve istante io ti ho abbandonato, ma con grande misericordia io ti riprenderò” (Is 54,5-7). La misericordia di Dio non si ferma davanti al rifiuto, ma si manifesta in modo particolare proprio verso i peccatori “Conserva la sua grazia per mille generazioni, sopporta la colpa, la trasgressione e il peccato, senza lasciarli impuniti, castiga la colpa fino alla quarta generazione” (Es 34, 6-7). C’è un netto divario, espresso in forma matematica, tra la punizione e la misericordia. Questo rende gli israeliti fiduciosi nel ricorrere a Dio per chiedere il perdono dei loro peccati. Se Dio dovesse soppesare le colpe nessuno potrebbe resistere, ma Egli vuole la conversione dei peccatori e non la loro morte. (Ma se il malvagio si ritrae da tutti i peccati che ha commessi e osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà ricordata, ma vivrà per la giustizia che avrà praticata” Ez 18,21-23 ) Dio vuole il riconoscimento della colpa e la conversione. Anche quando castiga, Dio agisce da padre e come un pastore che ha cura del suo gregge. ( “ O Dio perché ci respingi per sempre perché arde la tua ira contro il gregge del tuo pascolo” Sal 74,1). Anche il castigo, come afferma il Libro della Sapienza, ha il sapore della misericordia: Dio castiga con moderazione perché il peccatore si ravveda; attraverso il castigo, i peccatori debbono imparare quanto costi abbandonare il Signore e i giusti debbono tenere il Signore come modello del loro comportamento, usando misericordia e comprensione. L’offerta della Misericordia di Dio, lungi dall’incentivare uno stile irresponsabile e lento al ravvedimento, aiuta a far luce sulla propria situazione, provoca il riconoscimento delle proprie responsabilità e apre a cammini di conversione (cfr. Sal 50). La Misericordia, inoltre, coniuga insieme la persona e il popolo, la dimensione personale e collettiva. Aprendo la Bibbia troviamo che il popolo chiede perdono con la preghiera comunitaria di confessione dei peccati (cfr Dn 9; Esdra 9; Neemia 9), e l’implorazione comune della misericordia. Così pure incontriamo la preghiera di intercessione di un solo individuo per la miseria dell’umanità (cfr l’intercessione di Abramo in Gn 18 ).

Domandiamoci:

Anche la nostra storia è una storia di Misericordia.

Sento il bisogno della Misericordia o la superficialità mi rende indifferente e l’autosufficienza superbo?

Quale il mio contributo per fare maturare l’ambiente e le relazioni, rifrangendo la Misericordia di Dio?

La misericordia di Dio è criterio delle nostre scelte e fine verso il quale maturiamo la nostra vita ?

Il nostro stile di vita è misericordioso?

Gesù il Cristo icona della misericordia di Dio

“Quando, per la sua disobbedienza, l’uomo perse la tua amicizia, tu non l’hai mai abbandonato in potere della morte, ma nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro, perché coloro che ti cercano ti possano trovare. Molte volte hai offerto agli uomini la Tua alleanza e per mezzo dei profeti hai insegnato a sperare nella salvezza. Padre Santo hai tanto amato il mondo da mandare a noi nella pienezza dei tempi, il tuo figlio come Salvatore” ( IV preghiera eucaristica) La Misericordia di Dio delinea l’essere e l’agire del cristiano e il mandato della Chiesa Madre di Misericordia: a tutti è rivelata la misericordia di Dio perché possano essere salvati e fare esperienza di misericordia come condizione di umanità e di umanesimo. “La meraviglia inaudita non è aver conosciuto un Dio tanto potente e grande verso cui elevarci, tanto buono e misericordioso per cui consolarci, quanto un Dio la cui potenza e bontà l’hanno condotto a svuotarsi per sposare l’umanità”. (In Gesù Cristo il nuovo umanesimo – Una traccia per il cammino verso il V Convegno Ecclesiale Nazionale pag. 35) . Il vangelo di Luca è il vangelo della Misericordia che percorre tutto l’Antico Testamento e si fa carne nella pienezza dei tempi in Gesù di Nazareth. Zaccaria benedice Dio per la sua venuta e Maria Lo magnifica per le grandi cose che ha operato in Lei. Proprio Gesù incarna le espressioni di misericordia presentati nel Benedictus e nel Magnificat. In Lui diventano realtà e si estendono di generazione in generazione. A Nazareth (Lc 4, 16b – 30) Gesù, aprendo il suo ministero, legge e fa sue le parole del profeta Isaia: “Lo spirito del Signore è su di me: per questo mi ha consacrato e mi ha inviato a portare ai poveri il lieto annuncio, ad annunciare ai prigionieri la liberazione e il dono della vista ai ciechi; per liberare coloro che sono oppressi e inaugurare l’anno di grazia per il Signore” (61,1-2). Alla domanda del Battista in carcere se è lui il messia, Gesù risponde: “andate e riferite a Giovanni quello che avete visto e ascoltato: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, ai poveri viene annunciata la buona novella” (Lc 7,22). L’uomo è la periferia presso la quale Dio si reca in Gesù Cristo, che assume su di sé anche il limite e il muro del peccato. (cfr. In Gesù Cristo il nuovo umanesimo – Una traccia per il cammino verso il V Convegno Ecclesiale Nazionale pag. 34) Gesù incarna la Misericordia del Padre chinandosi su chi è piagato nell’anima e nello spirito ( Lc 10) e vincendo le grette presunzioni di tanta gente ( Mc 1,14). E’ Misericordia rivolta verso i poveri e i derelitti, ai quali annuncia il Regno. E’ Misericordia ( Lc 15) sorprendente e inaudita che deve essere portata a tutti. Così all’indemoniato guarito, Gesù ordina in modo risoluto: “ Va’ a casa tua , dai tuoi e annuncia loro quanto il Signore ti ha fatto e come ha avuto pietà di te” (Mc 5,19). Mandato che oggi investe la Chiesa. Gesù il Cristo rivela così, con i suoi atti e con le sue parole , la grandezza della misericordia del Padre. E’ Misericordia che si compie sulla croce e nella risurrezione : il Padre dona al Figlio una misericordia ben più forte della morte ( DM 8). Misericordia totalmente gratuita e immeritata, che porta San Paolo a spingersi in un discorso paradossale: “Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per usare a tutti misericordia” (Rom 11,32). Ai battezzati San Paolo ricorda che “per natura eravamo figli dell’ira come tutti gli altri. Ma Dio che è ricco di misericordia, per l’immenso amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo ci ha fatti rivivere con Cristo… per dimostrare nei secoli futuri la traboccante ricchezza della sua grazia” (Ef 2,3-5.7) E benedice “il Padre del Signore nostro Gesù Cristo, padre delle misericordie e Dio di ogni nostra consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, affinché anche noi possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque tribolazione con quella consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio” (2 Cor 1,3-4). Dalla proclamazione della misericordia di Dio ne deriva uno stile di vita: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” ( Mt 5,7) ; “Misericordia io voglio e non sacrificio” ( Mt 9,13) “Rimetti a noi i nostri dediti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12); e un “imperativo” esortativo, cioè “Siate misericordiosi come é misericordioso il padre vostro che è nei cieli (Lc 6,36) . In questa prospettiva si pone la parabola del “buon Samaritano” ( Lc 10,30-37) e il giudizio finale che verte sull’amore e sulla misericordia (Mt 25).

Domandiamoci:

Apriamo le nostre case religiose, le nostre famiglie, i nostri gruppi, alla misericordia di Dio, come si è rivelata in Cristo?

Siamo una chiesa misericordiosa, che cerca di essere, progettare e pensare con il cuore e gli atteggiamenti del “Padre buono”?

Come fare crescere in casa la coscienza e l’esperienza della misericordia di Dio?

La misericordia di Dio accompagna la storia di tutti: come annunciarla e condividerla con le famiglie ferite, con i battezzati che vivono insieme senza il sacramento del matrimonio?

La Chiesa è ed è sentita come Madre di Misericordia?

Le opere di misericordia

La misericordia si identifica con la carità in quanto è “paziente e benigna” (cfr 1 Cor. 13). La misericordia è “come il secondo nome della carità, e, al tempo stesso, il modo specifico della sua rivelazione ed attuazione nei confronti della realtà del male che è nel mondo, che tocca e assedia l’uomo, che si insinua anche nel suo cuore per farlo perire nella Geenna” ( DM 7). La misericordia è la carità in quanto si manifesta come “agape” , che si fa carico della condizione umana, ferita ancora dai “briganti” (Lc 10, 30) che mai mancano nella storia dell’umanità. In tal modo l’uomo non si sente umiliato, ma come ” ritrovato e rivalutato” (DM 6). L’agape è capace di trarre il bene da qualsiasi forma di male esistente. I testi biblici sulla misericordia che abbiamo letto mostrano che essa non si limita ad un atteggiamento interiore di partecipazione alla sofferenza o alla miseria umana; essa passa sempre all’azione, si esprime nelle opere, come la fede (cfr Gc 2, 17) L’amore è concreto, è chiamata alle opere. Il vangelo di Matteo, nella pagina del Giudizio Universale (Mt 25), enuncia per nome le opere di misericordia corporale e spirituale e le propone al popolo cristiano. Abbiamo attinto alla parabola del buon Samaritano lo slogan dell’anno: “Abbi cura di lui” (Lc 10,35). Siamo così sempre richiamati a non dimenticare la conclusione della parabola, con la definizione di chi è il prossimo e delle sue conseguenze: “Quello rispose: chi ha avuto compassione di Lui. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa così!”. La misericordia è solidarietà, aiuto concreto a chi è nel bisogno. A livello personale, prima di tutto, ma senza dimenticare tuttavia che esiste una risposta sociale e politica. Anche la Chiesa e la famiglia “piccola Chiesa” sono investite di questa responsabilità. La misericordia di Dio, che si esprime verso l’uomo, chiede di realizzarsi, in modo analogo, nella vita degli uomini chiamati ad imitare Dio “ricco di misericordia”. Le opere di misericordia esemplificano e traducono la misericordia e ci aiutano a verificare se siamo discepoli di Gesù. Si collocano al cuore stesso della misericordia che, di per se stessa, esige di diventare concreta e di non fermarsi ad un desiderio o ad un sentimento ed esprimono il carattere di reciprocità che la contraddistingue. Infatti chi le attua risponde a quella sollecitazione di chi è nel bisogno che gli consente di realizzare – sostenendo quella dell’altro – la propria dignità di persona e di cristiano. La sua realizzazione è possibile solo grazie alla domanda, espressa o muta, di chi chiede aiuto. Si cancella così ogni forma di presunta superiorità e di orgoglio, per ritrovarsi tutti nella comune condizione di umiltà. Questi atti stessi costituiscono una porta di misericordia: “Ogni volta che un fedele vivrà una o più di queste opere in prima persona otterrà certamente l’indulgenza giubilare” (Lettera papa Francesco 1 settembre 2015). Le opere di misericordia allontanano la persona da un atteggiamento passivo, rinunciatario o rassegnato, diventano forza spirituale che salva l’uomo dalla paura, dall’egoismo e dalla violenza e lo rinsalda nella sua realtà di essere libero e fratello di tutti.

Le opere di misericordia materiali:

dar da mangiare agli affamati,

dar da bere agli assetati,

vestire gli ignudi,

ospitare i pellegrini,

visitare gli infermi,

redimere i prigionieri,

seppellire i morti.

Le opere di misericordia spirituali:

insegnare agli ignoranti,

consigliare i dubbiosi,

consolare gli afflitti,

correggere i peccatori,

perdonare le offese,

sopportare le persone moleste,

pregare Dio per i vivi e per i morti.

Domandiamoci:

Quale opera di Misericordia sentiamo e riconosciamo più urgente oggi?

Mettiamoci davanti al portale ovest del nostro Battistero: da un lato le età della vita, dall’altro le opere di misericordia secondo Mt 25: come ti senti in questo confronto?

I poveri sono nel bilancio nostro, della nostra famiglia, del nostro gruppo?

Della nostra Nuova Parrocchia?

SCHEDA PER UNA LETTURA

DELL’ IMMAGINE DELL’ ANNO PASTORALE 2015-2016 «ABBI CURA DI LUI»

Rivestita di un mantello bianco, come veste che la ricopre della dignità battesimale, una donna cristiana diventa segno della Chiesa che accoglie due persone bisognose.

A entrambe dona il pane preso da un cesto intrecciato. È un gesto semplice, quotidiano, evoca il cibo ricevuto ogni giorno per la nostra fame, frutto della terra e del faticoso lavoro. Richiama anche con forza il cibo spirituale che la Chiesa ci offre nel banchetto eucaristico, dono ricevuto e trasmesso a chi ne avverte il bisogno e si presenta davanti al Signore con i segni della povertà.

Si tratta di un segno sovrabbondante (otto pani interi per due sole persone!), come è sovrabbondante il dono di grazia di Gesù nel momento della necessità (cf le sei giare piene di vino a Cana: Gv 2), come è illimitata la grazia del perdono per chi ritorna al Padre con cuore pentito (cf il vitello grasso, la festa spropositata per il ritorno del figlio a casa: Lc 10), come è senza misura il dono dei pani e dei pesci che saziano (cf le dodici ceste piene di pezzi avanzati nella moltiplicazione dei pani: Mt 14,20).

Il bisogno dei pellegrini non si limita a quello. Uno dei due è visibilmente vulnerato nei movimenti: una gamba fasciata e sollevata, impossibilitata a sostenere il peso del corpo, e due stampelle che suppliscono al limite. L’altro con i vestiti sfrangiati, non rifiniti, sufficienti a coprire appena il corpo e proteggerlo dal freddo, tunica che ha la parvenza di uno straccio senza eleganza.

L’immagine, tratta da un affresco del nostro Battistero, rappresenta la prima delle sette opere di misericordia: dare da mangiare agli affamati (cf Mt 25, che ne riporta sei; e CCC 2447 che aggiunge “seppellire i morti” secondo la dottrina cristiana antica). Ma come spesso accade la povertà si esprime su più fronti, non si accontenta di un solo aspetto. Così la prima introduce già alle successive, e tutte e sette si riassumono tutte nel multiforme bisogno dell’uomo di ricevere la salvezza e nella consapevolezza di non poter bastare a se stesso.

In alto Gesù Risorto indica con decisione il bisognoso. Il suo volto è sereno ma deciso. I suoi occhi non sono rivolti al povero, ma guardano chi guarda. Guardano te. Indica il bisognoso alla Chiesa perché si prenda cura di lui, di tutta la persona e non solo del suo bisogno.

La scritta che circonda il nimbo crociato e il volto di Gesù, recita: «QUESTE SIE LE SETE OVERE DE MIXARICORDIA DE DEIO PADRE» («Queste sono le sette opere di misericordia di Dio Padre»). La figura di Cristo con il libro e la mano tesa rinvia immediatamente al Padre, che ha mandato il Figlio per manifestare la sua paternità-maternità soprattutto verso i poveri.

Nella destra Gesù ha il libro del vangelo, chiuso. Così il povero infatti diventa per la Chiesa da quel momento il vangelo vivente, il libro aperto che rivela il volto di Dio che ama riconoscersi e farsi riconoscere nei poveri e nei sofferenti. Gesù dunque indica l’affamato, lo zoppo, l’indigente… perché di essi si è preso cura nella sua vita terrena, ma soprattutto perché in essi egli stesso si rivela. Se vuoi conoscere Dio, se cerchi il suo volto… guarda all’affamato, allo zoppo, al povero. Egli è «sacramento di Cristo », espressione cara al Medioevo, è presenza reale del Salvatore, è il libro aperto del vangelo vivente annunciato al mondo come richiamo continuo a Colui che “da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9). «Tutta la tradizione della Chiesa riconosce nei poveri il sacramento di Cristo. Certamente non un sacramento identico alla realtà eucaristica, però in perfetta corrispondenza analogica e mistica con essa» (Paolo VI). Nell’affresco questa corrispondenza è maggiormente significata dalla presenza del pane dato al povero. Due segni che a diverso titolo rendono presente qui e ora il Risorto.

“Abbi cura di lui”, parola detta dal Samaritano misericordioso all’albergatore a cui ha affidato l’uomo tramortito (cf Lc 10,35), è dunque l’invito che il Signore rivolge alla sua Chiesa e a ogni cristiano, perché come buon Samaritano assuma i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù (cf Fil 2,5) e sia misericordioso verso tutti (cf sal 145,9), in particolare verso il povero e il sofferente.

Ma è anche la missione che il Padre affida al Figlio, buon Samaritano, perché si prenda cura dell’umanità sofferente a causa del peccato e le riveli il cuore misericordioso del Padre ( «misericordes sicut Pater» è il motto del Giubileo) donandole la gioia della salvezza e del perdono.

Per riflettere da soli o in gruppo

1 Osservo i personaggi della scena, i volti, gli atteggiamenti, i gesti, i numeri: cosa mi suggeriscono? A chi o cosa mi rimandano?

2 Osservo gli oggetti della scena: il cesto, i pani, il bastone, le fasce, i vestiti, il libro… provo a riconoscere in essi un valore simbolico in rapporto alle opere di misericordia.

3 La lettura dell’immagine e la sua osservazione quali brani di Scrittura evocano alla mia mente e nel mio cuore? Quali definizioni di misericordia prendono forma e sostanza?

Es.: misericordia come soccorso gratuito al fratello in difficoltà; misericordia come abbondanza che supera i limiti della giustizia umana, misericordia come tenerezza del Padre verso una umanità affamata di salvezza e di perdono, misericordia come ciò che identifica la Chiesa e la rende autentica…

4 Quale relazione tra i sacramenti della Chiesa e la misericordia di Dio posso cogliere dall’affresco?

Seconda parte • L’ANNO DI GRAZIA DEL SIGNORE

La porta della Chiesa che apriremo il 13 dicembre 2015 in Cattedrale è la porta della Misericordia . Oltrepassarne la soglia ricorda che Cristo è la porta (cfr Gv 10,9.) Lui solo è il mediatore della salvezza. Non è il fatto materiale di passare che produce conversione e salvezza, ma l’umile consapevolezza della propria miseria e l’appello alla misericordia. Per questo il Papa ne estende la portata al Cristo povero nella figura del malato, del carcerato, delle persone sole (MV). E’ un forte monito anche ad accogliere la Misericordia di Dio attraverso la riscoperta e il recupero del sacramento della Riconciliazione, come già ci esortava San Giovanni Paolo II (cfr NMI n 37) definendola una priorità pastorale della Chiesa nel terzo Millennio. Il perdono di Dio sostiene la capacità di perdono nella vita di relazione e sollecita a portare frutto nella carità, sovvenendo le necessità e i bisogni delle persone povere. Ma la porta ha anche un valore simbolico, da ritrovare nel nostro vivere quotidiano Per entrare nell’anno giubilare, come abbiamo colto nella “formazione comune” di giugno, dobbiamo maturare alcuni atteggiamenti di fondo, seguendo le azioni che hanno scandito la giornata di Gesù a Cafarnao. (Cfr. “Tutti ti cercano”)

• uscire: dall’autoreferenzialità, dal si è sempre fatto così, dall’egoismo, dall’indifferenza…

• annunciare: il vangelo della compassione e della misericordia

• abitare: vivere la responsabilità nei confronti delle persone e del creato

• educare: prospettare mete alle nuove generazioni, denunciando ciò che rende disumana la vita

• trasfigurare: tenere insieme la dimensione della cura e la preghiera

In ottobre la Settimana Mariana: “MARIA MADRE DI MISERICORDIA” (Domenica 25 – sabato 30)

Ci prepara al Giubileo la settimana mariana che avremo il dono di vivere dal 25 al 30 ottobre prossimi, in Cattedrale.Maria è “entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore” (MV 24). Amore misericordioso che, “in lei e per mezzo di lei, non cessa di rivelarsi nella storia della Chiesa e dell’umanità” (DM 9). Lei che invochiamo “porta del cielo” e “arca dell’alleanza”, e che continua a prendersi cura dei suoi figli ancora peregrinanti (LG 62), ci accompagni “perché possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio”. Pregheremo La Madre di Misericordia ci porti di nuovo e di più ad incontrare sua figlio. In forma vera, progressiva, totale, radicale. Solo così potremo rifrangere la Misericordia di Dio. La settimana è pensata come un itinerario spirituale, offerto al maggior numero possibile di persone, con opportunità diverse. Si potrà seguire grazie alle trasmissioni di Giovanni Paolo TV, agli aggiornamenti sul sito della Diocesi e di Vita Nuova. Sarà disponibile per tutti un sussidio che accompagnerà la preghiera.

In Avvento apertura dell’anno Santo della Misericordia: “MISERICORDIOSI COME IL PADRE”

Lasciarci abbracciare da Dio Misericordioso che si è fatto Carne in una famiglia. Questo il tema per l’Avvento, che “ è tempo di gioia” che ci fa sentire amati e capaci di amare . La misericordia di Dio si fa carne, ci viene incontro e ci chiede di essere misericordiosi. Si apre un anno in cui è possibile “tirare una riga” e tornare nella pace con Dio, con la mia famiglia, con gli altri, con me stesso, creando pace attorno a noi. Diamo valore alla porta di casa . Essa tutela le relazioni della famiglia, racchiude gioie e sofferenze, speranze e delusioni. Travagli e crisi sono di casa nelle nostre case, così come lo può essere il perdono e la riconciliazione. L’annuncio della misericordia sollecita la vita coniugale e familiare a crescere superando i momenti difficili. In casa si è educati e si educa alla misericordia. In casa si trova anche la forza per essere testimoni e missionari della misericordia, come coppia, come famiglia. La porta di casa si apre. E’ la misericordia che dalle famiglie esce e si fa prossima alle altre famiglie, in particolare a quelle ferite e a chi vive situazioni familiari o relazioni non conformi al messaggio evangelico, e ai figli che ne patiscono. Tutti costoro rappresentano le membra del Corpo di Cristo, in virtù del Battesimo. Sono forse, come la suocera di Pietro (Mc 1,30), le persone più bisognose di aiuto. Gesù si avvina a loro, le prende per mano e le fa alzare (Mc 1,31) attraverso la premura della Chiesa alla quale, come il buon Samaritano con l’albergatore, le affida . “Abb i cur a di loro” ripete, o meglio, comanda. Vivere la misericordia è annuncio di speranza e impegno per la chiesa ad essere madre di misericordia. La porta di casa purtroppo non si apre per tanti. Per chi non può uscire , perché ammalato o anziano o talmente solo da non trovare la forza e la ragione per uscire. Mentre preghiamo per la guarigione e perché la solitudine sia vinta, impegniamoci per avvolgere con le fasce della tenerezza, con le sfumature del voler bene e con gesti decisi di vicinanza, chi è solo, infermo e ammalato. Per loro la stessa casa diventa “porta di misericordia” . “Per loro sarà di grande aiuto vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore che, nel mistero della sua passione, morte e risurrezione, indica la via maestra per dare senso al dolore e alla solitudine. Vivere con fede gioiosa speranza questo momento di prova , ricevendo la comunione o partecipando alla santa messa e alla preghiera comunitaria, anche attraverso i vari mezzi di comunicazione sarà per loro il modo di ottenere l’indulgenza giubilare” (Lettera di papa Francesco 1 settembre 2015). Per chi non ha casa perché lontano e fuori dalla sua casa. “Abbi cura di lui” significa accogliere concretamente ora, non stancarci di pensare a forme di sensibilizzazione, ad iniziative per sostenere e fare i passi concreti per la giustizia tra i popoli, la pace, la libertà di pensiero e di religione. Per chi non ha casa perché ne è rimasto privo. “Abbi cura di lui” inquieta per dare un tetto perché si riaccenda il calore di una famiglia. Chiede di farsi prossimo, in tante occasioni, perché la casa si possa mantenere con il lavoro finalmente ritrovato ed anche con il raggiungimento di quelle condizioni di vita che consentono ad una persona, ad un gruppo familiare, ad una famiglia, di mantenere la casa finalmente ottenuta. “Abbi cura di Lui” è legge morale anche per la comunità cristiana e per chi governa e amministra. Nessuno è escluso.

Celebriamo questo tempo di grazia:

le novene dell’Immacolata, del Santo Natale; i Martedì del Vescovo.

Portiamo in casa la misericordia, offriamola come il Regalo di Natale più bello.

Domandiamoci:

Rientrando a casa, cosa portare della misericordia che anche oggi il Signore mi ha dato…?

Riconosco la misericordia degli altri nella mia vita?

Il loro tentativo di chinarsi su di me e di aiutarmi?

Quale atto coraggioso di misericordia possiamo compiere come Nuova Parrocchia, come gruppi, associazioni e movimenti, come casa religiosa?

In Quaresima CELEBRIAMO LA MISERICORDIA

Dio Padre nella sua Misericordia perdona i nostri peccati. Siamo peccatori perdonati e riconciliati, resi capaci di perdono e di riconciliazione . Celebriamo la misericordia di Dio. La Quaresima è il tempo favorevole per rientrare in sé stessi e fare penetrare la Misericordia di Dio nel profondo del nostro cuore, al centro della nostra casa, dentro la nostra comunità cristiana. Tempo di grazia per riconoscere i nostri peccati e chiederne perdono. Il cuore contrito, con il desiderio di conversione, la confessione dei peccati nel sacramento della Riconciliazione, sono la condizione fondamentale per ricevere l’indulgenza che “attraverso la sposa di Cristo (la Chiesa) raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato” (MV 22). La Quaresima in questo anno giubilare è un tempo favorevole per educare, riscoprire e celebrare la misericordia di Dio nel sacramento della Riconciliazione. Ho l’impressione che questo sacramento non sia in crisi, ma sia in difficoltà la nostra proposta. Così i giovani si confessano, ma spesso non lo sanno fare perché non hanno trovato una presentazione adeguata. Così pure, con maggiore colpevolezza, gli adulti. Il perdono, che ci raggiunge nel sacramento della Riconciliazione, sostiene il nostro perdono e muove la Chiesa, con i giovani in testa, verso le situazioni di dolore che ci chiedono di essere prossimi e di aiutare. Aiuta a superare l’indifferenza e sentire la voce di chi è nel bisogno materiale e spirituale, chiede di essere aiutato. Il perdono assume un grande valore sociale: favorisce una città riconciliata e più misericordiosa. Anche Parma ne ha bisogno. Il Giubileo della Misericordia chiama in causa i presbiteri, ministri di misericordia, perdonati per celebrare il perdono. Il presbitero che non si sottrae a lavorare nella vigna del Signore, ha grande onore dal popolo di Dio e da chiunque lo incontra. Si avverte, specialmente in questo tempo, quanto sia indispensabile il ministero della riconciliazione e l’adeguata formazione spirituale e morale. Impegno questo da riprendere nell’anno giubilare. Lo richiama il Santo Padre chiedendo di essere misericordiosi e sollecitando una adeguata preparazione anche in ragione della concessione, per l’anno giubilare, della facoltà di assolvere il peccato di aborto . Esso comprende la scomunica, perché sia evidente la gravità dell’uccisione della vita innocente e la persona sia sollecitata al pentimento e alla conversione. Non va dimenticato, al riguardo, la condizione di chi induce o pratica l’aborto. Persone (cfr EV 59 ) che, a volte, sono colpevoli più della mamma che abortisce. Anche su di loro grava il crimine dell’aborto (cfr GS 27, 51 ) e deve essere anche per loro forte l’esortazione al pentimento. Il tempo di Quaresima chiede alla chiesa , cioè a noi tutti, di interrogarsi se annuncia la misericordia di Dio attraverso le sue scelte, i suoi atti e il suo stile di vita, oltre che con la parola. Penso alle relazioni nel presbiterio, nelle case religiose e nelle famiglie dei cristiani. “Non tramonti mai il sole sulla vostra ira” ( Ef 4, 26) vale per tutti.

Celebriamo questo tempo di grazia:

Il sacramento della Penitenza

Esercizi spirituali

Stazioni Quaresimali

i Martedì del Vescovo.

Andiamo a Scuola di Misericordia

Riscopriamo e attuiamo le opere di Misericordia

Domandiamoci:

Sono disposto a perdonare e chiedere perdono ?

Il Sacramento della Riconciliazione è importante nella mia vita? È un caso serio della mia fede ?

Quale il mio contributo per una città più misericordiosa, per una comunità più incline alla pace?

VIVIAMO LA MISERICORDIA

A tutti e per tutto l’anno è chiesto di riconoscere e di attuare le opere di misericordia.

Ci soffermiamo davanti al portale ovest del nostro Battistero.

Su uno stipite le opere di misericordia come ce le mostra il vangelo di Matteo, sull’altro le età della vita interpretando in tal modo la parabola degli operai mandati a lavorare nella vigna alle diverse ore del giorno.

La misericordia che Dio ci dona chiede di tradursi in opere, come risposta di amore, in ogni attimo della nostra esistenza, nelle sue diverse fasi, in modo creativo, nuovo, a seconda di situazioni ed esigenze che interpellano il credente, la famiglia e la chiesa. Su questo saremo chiamato in giudizio.

Possiamo riprendere qui le domande già proposte per le opere di misericordia.

Alcuni suggerimenti per l’Anno della Misericordia

Si propongono alcune esperienze per essere “pellegrini” che varcano nella verità la porta della Misericordia.

Gruppi di ascolto – catechesi specialmente nelle case.

Accanto alle occasioni per tutti, pensiamo ad incontri di catechesi e preghiera realizzate in famiglie e aperte alle famiglie di vicini o di parenti e amici. Possono costituire un’occasione di incontro con chi normalmente non frequenta la parrocchia o si sente in difficoltà per la sua condizione. Una possibilità che corrisponde alla preoccupazione di una sempre maggiore evangelizzazione e formazione nella nostra Chiesa.

Percorrendo la Diocesi per la Visita Pastorale si avverte come sia in crisi la catechesi degli adulti. Perché non proporla anche nelle case, in forme semplici e adattabili alle situazioni?

In questa prospettiva può essere utilizzata questa Lettera di inizio anno e i sussidi proposti (per adulti e giovani, sul libro di Tobia) che sono disponibili e prenotabili in cartaceo in Curia o al Centro Pastorale Diocesano o scaricabili dal sito diocesano e di Vita Nuova, oltre che – naturalmente – al grande percorso dell’anno liturgico, seguendo le letture bibliche domenicali. Segnalo a questo proposito l’ampia pagina sul Settimanale Diocesano Vita Nuova, del quale esorto l’abbonamento.

Anche i Gruppi Sposi costituiscono un’esperienza già in atto di ascolto e catechesi, così pure i nuovi percorsi di formazioneal Sacramento del Matrimonio.

Esercizi Spirituali in ogni Nuova Parrocchia con la disponibilità di predicatori formati allo scopo;

le Stazioni Quaresimali ;

le 24 ore per il Signore .

Si possono pensare – a cura delle Zone Pastorali o di Nuove Parrocchie – forme di Missioni usufruendo dei “missionari della misericordia”, come ci indica la bolla di Papa Francesco.

Conoscere e vivere le opere di misericordia, definendo attuazioni specifiche nelle relazioni personali, in famiglia, nel contesto sociale e politico. Andare “a Scuola di Misericordia” , collaborando con chi già opera a favore dei poveri, ed anche inserirsi in percorsi specifici di accompagnamento al servizio, rivolti, soprattutto ai giovani con la finalità di fare esperienza di misericordia nelle diverse realtà di servizio. L’anno Santo segni il passaggio ad un servizio concreto.

• Invocare la misericordia di Dio per i vivi e per i defunti, guardando al compimento della nostra vita terrena. La misericordia di Dio ci prende per mano verso la porta del Paradiso.

Il giubileo della misericordia è occasione per fare catechesi sui Novissimi, sulla Vita Eterna, in un contesto culturale che esorcizza la morte in un immanentismo che sottrae l’orizzonte trascendente e rischia di abbandonare la persona umana all’angoscia. Vogliamo essere una Chiesa penitente e misericordiosa, che sperimenta e annuncia la gioia dell’incontro progressivo e definitivo con il Padre Misericordioso.

Non è fuga, ma un riannodarci alle radici della Speranza che porta frutti di carità.

Martedì del Vescovo, per i giovani

AVVENTO: “Beati i misericordiosi…”

1 Dicembre : Vivere in casa la misericordia – Costanza Miriano, in duomo 9 Dicembre (mercoledì!): Giovani e misericordia – don Claudio Burgi, parrocchia Santa Maria del Rosario

15 Dicembre : Chiedere misericordia: il perdono – Celebrazione penitenziale, parrocchia Beato Cardinal Ferrari

QUARESIMA: “…troveranno misericordia”

23 Febbraio : Beato chi perdona per il Tuo amore – Gemma Calabresi, in San Vitale

1 Marzo : I giovani delle Beatitudini – p. Ermes Ronchi, in duomo

8 Marzo : Beati voi quando sarete perseguitati – Vescovo Enrico, parrocchia Immacolata

15 Marzo : Beato il giovane al quale è perdonato il peccato – Celebrazione penitenziale, Buon Pastore Il vescovo si rende disponibile per incontri analoghi fuori Parma, donde è più diffi cile raggiungere il capoluogo.

Esercizi Spirituali diocesani per i giovani e le famiglie

Terza parte • OBIETTIVI PASTORALI DIOCESANI

1. Nuovo assetto della Diocesi

Il Nuovo Assetto della Diocesi continua la sua attuazione. Lo scorso anno si è data particolare attenzione ai presbiteri, incontrandoli in alcune Nuove Parrocchie, e ai parroci moderatori, convenuti tre volte su temi di particolare importanza. Ne è risultato un quadro significativo, ma naturalmente parziale.

Ci eravamo, inoltre, posti l’obiettivo di formare i Consigli Affari Economici della Nuova Parrocchia, i Consigli Pastorali delle Nuove Parrocchie e fare maturare i Servizi Ministeriali. È stata effettuata la raccolta dei nominativi ed ora siamo in grado di conoscere e comunicare più speditamente con questi organismi e persone che prevediamo – quest’anno – di incontrare più volte. Nel presente anno pastorale particolare cura vuole essere rivolta ai laici e a quanti compongono i Consigli Pastorali della Nuova Parrocchia, i Consigli Affari Economici della Nuova Parrocchia e il Servizio Ministeriale. Voglio formulare un sentitissimo ringraziamento a queste persone che rappresentano collaboratori e ministri indispensabili (cfr Atti 18) per l’annuncio del vangelo e l’intera azione pastorale. Nel rendimento di Grazie a Dio, che fa grandi cose chiamando i laici alla diffusione del suo Regno (cfr AA 5 ), è parso bene di dedicare il Centro Pastorale Diocesano ad Anna Truffelli , sposa, mamma, lavoratrice, che ha amato la Chiesa, ha faticato per il vangelo, in particolare verso i giovani. Dal Cielo prega per noi!

2. Consiglio Pastorale Diocesano

Obiettivo dell’anno pastorale 2015 – 16 è pure la formazione del Nuovo Consiglio Pastorale Diocesano .

Esso deve corrispondere al cambiamento che la nostra diocesi sta vivendo ed essere significativo delle realtà che la compongono, in particolare dei giovani e dei cristiani che provengono da paesi lontani. Prospettiamo un organismo che, fedele al dettato conciliare (ES I 16; III 5) e continuando una tradizione ricca, sia duttile per accompagnare la nostra Chiesa nel delicato tornante della storia che sta vivendo. Si prevede un numero contenuto di membri e un rinnovato metodo di lavoro su tematiche che di volta in volta si riterranno urgenti. La composizione del nuovo Consiglio Pastorale Diocesano sarà occasione per valorizzare il ruolo delle Zone Pastorali che restano fondamentali per il Nuovo Assetto della Diocesi. Così pure si coglie l’occasione per ringraziare i Vicari Zonali per il loro servizio e per il prezioso contributo in questa fase di progettazione.

3. Corso per operatori pastorali

La formazione degli operatori pastorali è un impegno fondamentale, condizione per realizzare un’autentica corresponsabilità (cfr. Hp n 37) e per vivere il nostro mandato di discepoli missionari. Discepoli, prima di tutto, alla scuola dell’Anno liturgico, accompagnati e guidati dal Vangelo di Luca. Da tempo si sta riflettendo sulla formazione degli operatori pastorali attraverso il rinnovo di formule ( “Operai per la mia messe” ) che hanno dato tanto alla nostra Chiesa. Sì è così pervenuti alla risoluzione di costituire il Corso per Operatori Pastorali che, partendo da una comune base scritturistica e teologica, consenta sviluppi diversi, quanti sono i settori pastorali. Tale impegno vuole perseguire inoltre la finalità di una maggiore sinergia e collaborazione tra quanti offrono un servizio pastorale, nella prospettiva di una improcrastinabile pastorale integrata. È ora giunto il momento di passare alla sua sperimentazione in alcune zone per poi estenderlo a tutta la diocesi. Il gruppo di lavoro competente si sta attivando per tale attuazione. La nostra diocesi si arricchisce così di una rinnovata realtà formativa accanto all’Istituto Interdiocesano Superiore di Scienze Religiose e alla Scuola Diocesana di Formazione Teologica, che si distinguono per il loro peculiare servizio.

4. Giovani e Università

La Chiesa di Parma ha a cuore i giovani. Con il pellegrinaggio in Terra Santa abbiamo da poco concluso il cammino triennale del Concilio dei Giovani. Ricordiamo che proprio questo percorso è iniziato con la scomparsa in Brasile, dove era a servizio dei ragazzi, del Conciliare Daniele Ghillani e si è concluso con la morte di Anna Truffelli, anima e sostegno di questa assise. Mentre ancora li affidiamo al Risorto, avvertiamo il valore di questo itinerario segnato da simili eventi, prendendo l’impegno di metterlo a frutto. Esso ci lascia stimolanti contributi e un gruppo di Giovani protagonisti.

La pastorale giovanile è azione di tutta Chiesa e annovera la necessaria presenza di adulti insieme ai giovani, di consacrati e di laici, di parrocchie e associazioni e movimenti, di percorsi e di ambienti. Seguendo la traccia indicata dagli Orientamenti Pastorali per il decennio (EVBV 25; 32) ricordiamo alcuni caratteri oggi particolarmente urgenti.

• Il valore del Servizio di Pastorale Giovanile per attuare la pastorale giovanile in diocesi, supplire – se necessario – perchè in ogni Nuova Parrocchia non manchi la proposta di fede ai giovani. La pastorale Giovanile, infatti, è essenziale per la Nuova Parrocchia, al punto che, se non fosse in grado di provvedervi, metterebbe in forse la sua stessa esistenza.

• La catechesi verso i giovani resta un impegno prioritario al cui interno vogliamo ribadire l’importanza dei “martedì del Vescovo” come occasione di preghiera, formazione e comunione.

• Il servizio resta un cardine della formazione giovanile, in particolare il servizio verso gli altri giovani e verso chi è nel bisogno . L’esperienza di andare “A scuola di Misericordia” è rivolta in particolare ai giovani.

• L’apporto della Consulta di pastorale giovanile diventa rilevante per creare conoscenza tra le varie realtà, favorire la recezione della proposta ecclesiale e raccordare le varie attività.

Questo deve essere l’anno della svolta per la partecipazione alle attività ecclesiali dei giovani le cui famiglie sono immigrate qui da noi . Un’attenzione particolare deve essere data ai giovani rifugiati . L’azione sinergica – coordinata dalla Caritas parmense – di tante realtà ecclesiali ha assicurato loro una dignitosa accoglienza. Diversi sono cristiani cattolici e a loro non va fatto mancare il sostegno della fede.

Tra gli ambienti che i giovani vivono, quest’anno una cura specifica deve essere data all’Università (cfr. EG 134) . La Chiesa di Parma vi opera attraverso la Cappella Universitaria, che ha il mandato di promuovere l’azione evangelizzatrice, relazionandosi al più ampio servizio di Pastorale Giovanile. La Cappella Universitaria si rivolge a tutti coloro che vivono il vasto mondo dell’Università: gli studenti, i docenti, il personale tecnico – amministrativo e si avvale del Consiglio Pastorale formato da persone che, a vario titolo, operano in Università e, con forte senso di chiesa partecipano alla sua missione. L’erezione e il consolidarsi di questo organismo costituiscono l’obiettivo per il presente anno pastorale. Compito del Consiglio Pastorale è redigere il programma annuale , in attuazione delle scelte diocesane e della Conferenza Episcopale Italiana, sostenere e verificare l’azione pastorale. Il programma deve essere presentato all’inizio dell’anno accademico e pubblicato in un vademecum che tutti possono reperire, oltre che trasmesso in via informatica.

Sede della Cappella Universitaria è la Chiesa di S. Tommaso (via Farini 80) e si prevede una presenza pastorale nelle varie Dislocazioni dell’università .

5. La famiglia

La pastorale familiare ha preparato ed ora segue il percorso sinodale, pronta ad accogliere quanto il Santo Padre vorrà indicare a tutta la Chiesa. I Sinodi sulla famiglia e il Giubileo debbono incidere in modo decisivo sulla proposta pastorale per la famiglia, in particolare nel rinnovamento del percorso di preparazione al matrimonio. Occorre convergere verso una nuova formula che abbraccia l’anno liturgico per avvicinare i fidanzati, in un itinerario di fede, al Mistero di Cristo e fare esperienza di Chiesa. Un simile cambiamento, suffragato da felici esperienze, deve qualificare il presente anno. Come segno giubilare, il Vescovo il 21 maggio 2016 in Cattedrale benedice le nozze di chi ne farà richiesta.

L’attenzione alle famiglie ferite costituisce un punto fermo dell’azione pastorale, tramite la conoscenza, la vicinanza e l’ accompagnamento. La ricezione in diocesi del Motu proprio MITIS IUDEX DOMINUS IESUS sarà un ulteriore impegno di questo anno.

L’indicazione dei gruppi di ascolto e di catechesi ribadisce il valore dei gruppi famiglia, portatori di una tradizione che, insieme alla ricchezza della spiritualità coniugale e familiare, deve modularsi con le esigenze richieste da situazioni nuove.

Parma 26 settembre 2015

Preghiera per il Giubileo

SIGNORE GESÙ CRISTO,

tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste, e ci hai detto che chi vede te vede Lui.

Mostraci il tuo volto e saremo salvi.

Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro; l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura; fece piangere Pietro dopo il tradimento, e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.

Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola che dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio!

Tu sei il volto visibile del Padre invisibile, del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con il perdono e la misericordia: fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te, suo Signore, risorto e nella gloria.

Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rivestiti di debolezza per sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore: fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato e perdonato da Dio.

Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore e la tua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare ai poveri il lieto messaggio proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà e ai ciechi restituire la vista.

Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Misericordia a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. AMEN