Tre paradossi da risolvere – BARILLA CENTER FOR FOOD & NUTRITION

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Si possono sconfiggere la fame e la malnutrizione? C’è abbastanza cibo per tutti su questo pianeta? La risposta è sì, ma bisogna agire per una più equa distribuzione delle risorse.

Per combattere le diseguaglianze nell’accesso al cibo, bisogna agire su due livelli: uno personale, che coinvolge scelte di vita individuali, e uno sociale, che coinvolge chi ci governa e chi stabilisce le norme che regolano la produzione e lo scambio di prodotti alimentari. Per questa ragione la Fondazione BCFN ha sviluppato, nel corso del 2014, il Protocollo di Milano con l’obiettivo di sensibilizzare il governo, le istituzioni e l’opinione pubblica sull’urgenza di agire per rendere il sistema alimentare globale realmente sostenibile.

Nato da un’idea del comitato scientifico della Fondazione, il Protocollo si basa sul parere di oltre 500 esperti internazionali, e ha raccolto il sostegno di più di cento organizzazioni e 15.000 persone. I tre obiettivi che il Protocollo si pone sono promuovere stili di vita sani, dare impulso a un’agricoltura più sostenibile e ridurre lo spreco di cibo del 50 per cento entro il 2020. Questi obiettivi sono strettamente legati a tre grandi paradossi che l’umanità sta vivendo in questo secolo.

Fame e obesità

Per ogni persona denutrita vi sono oggi nel mondo due persone obese o in sovrappeso. E anche se di malnutrizione si muore dieci volte più che di obesità, il troppo cibo (o il cibo sbagliato) costituisce comunque un fattore di rischio in rapida crescita. Mentre 36 milioni di persone ogni anno muoiono per denutrizione e carestie, 3,4 milioni muoiono a causa del loro eccesso di peso. È il paradosso di un sistema in cui l’accesso agli alimenti non è uniforme.

A livello mondiale, il fenomeno dell’obesità è quasi raddoppiato rispetto al 1980 e continua a crescere in proporzioni epidemiche: la percentuale di adulti con un indice di massa corporea (IMC) superiore a 25 (che equivale al sovrappeso, mentre si considera obeso chi ha un IMC da 30 in su) supera il 30 per cento. Inoltre il 44 per cento dei casi di diabete, il 23 per cento degli infarti cardiaci e circa quattro tumori su 10 sono attribuibili a un eccesso di cibo o a una cattiva alimentazione.

È evidente che esiste uno squilibrio globale: se una parte della popolazione mangia troppo (e male), un’altra mangia troppo poco. Per annullare questo paradosso bisogna che i governi promuovano politiche per un accesso più egualitario al cibo.

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Persone, animali o automobili?

Un terzo dei raccolti agricoli di cereali è impiegato per produrre mangimi per animali e biocarburanti nonostante il dilagare della fame e della malnutrizione. La domanda globale di biocarburanti arriverà a 172 miliardi di litri nel 2020, richiedendo la conversione di altri 40 milioni di ettari di terreni a questo tipo di coltura.
Questa situazione può aggravare la carenza mondiale di cibo.

A ciò si aggiunge il fabbisogno di acqua: a fronte di 4.000 bambini che muoiono ogni giorno per il mancato accesso all’acqua potabile, occorrono 15.000 litri per produrre un chilo di carne di manzo.

Su tutto ciò si innesta la speculazione finanziaria: le materie prime alimentari sono oggetto di quotazioni influenzate dal mercato finanziario che possono allontanarsi dai costi reali di produzione.

Per questo è necessario sviluppare politiche che promuovano forme di agricoltura e produzione sostenibili, e riequilibrare la proporzione tra terreni destinati a biocarburanti o mangimi e quelli per la produzione di cibo. È importante anche spingere le autorità di controllo e finanziarie a regolare la speculazione finanziaria sugli alimenti, rimediando alle fluttuazioni dei prezzi e dei costi nei mercati nell’ottica di garantire la sicurezza alimentare.

C’è chi spreca e chi ha fame

Ogni anno si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile, ovvero un terzo della produzione globale di alimenti e quattro volte la quantità necessaria a nutrire i 795 milioni di persone denutrite nel mondo. È un dato di fatto che all’origine degli sprechi vi sono problemi nelle modalità con cui i cibi vengono prodotti e distribuiti, per esempio nell’industria e nella grande distribuzione, ma anche cattive abitudini individuali, che possono essere modificate con un po’ di attenzione e pianificazione.

I governi dovrebbero aiutare e favorire chi propone pratiche virtuose (come la ridistribuzione tra i più poveri degli alimenti in scadenza che i supermercati butterebbero via) in grado di ridurre lo spreco di cibo e di affrontare le cause del fenomeno. La cooperazione ed eventuali accordi a lungo termine tra agricoltori, produttori e distributori di cibo può favorire la pianificazione e la previsione della domanda dei consumatori, in modo che la produzione segua il reale fabbisogno della popolazione.

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IL GRAFICO OXFAM:

LA MAPPA DELLE MULTINAZIONALI DEL SETTORE ALIMENTARE

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